L’ago lo mette a testa in giù

“L’ago lo mette a testa in giù” Corriere della Sera Lunedì 12 Marzo 1990

Prima del parto il feto deve <<rigirarsi>>. Ma non sempre avviene così e allora….

Dopo il settimo mese di gravidanza il feto tende a stabilizzare la sua posizione disponendosi normalmente a testa in giù e facendo assumere al suo corpo la forma di una palla. In queste condizioni il parto è spontaneo e non presenta difficoltà.
Ci sono però casi in cui il feto assume posizioni errate che occorre correggere: quella podalica, o presentazione di podice, che si riscontra con una frequenza pari al 3%, e quella trasversale o presentazione di spalla, meno frequente (1%) ma più pericolosa.
Tali posizioni si verificano generalmente nei casi di parti prematuri o gemellari, di sfiancamento delle pareti uterine o del muscolo addominale (frequente soprattutto nelle pluripare), di fibromi uterini, o ancora di eccessiva quantità di liquido amniotico.
In simili condizioni il parto si presenta pericoloso sia per la madre, che può andare incontro a lacerazioni del collo dell’utero, della vagina o del perineo, sia per il feto che corre il rischio di asfissia endouterina, complicanze infettive, lesioni traumatiche e compressione endocranica.
L’agopuntura è in grado di correggere eventuali posizioni errate del feto stimolando, nella madre, l’attività ormonale e lievi contrazioni dell’utero e del muscolo addominale, e tonificando nel feto, l’energia.
“Secondo la medicina cinese – spiega il professor Peter Hsien-I Pan, docente di medicina tradizionale cinese presso l’Università di Pavia – l’energia e il sangue e il liquidi organici sono posti rispettivamente nella parte alta e bassa del corpo umano e devono trovarsi costantemente in uno stato dinamico, vale a dire l’energia deve scendere verso il basso e il sangue e i liquidi organici, invece, salire verso l’alto in modo da creare un continuo movimento circolare. Nel feto in posizione podalica (che si presenta con i piedi) o trasversale non c’è equilibrio tra questi due elementi, il cui movimento è di conseguenza disarmonico e incompleto”.
“Sono sufficienti in media cinque applicazioni – dichiara il profesor Pan – da effettuarsi preferibilmente tra la ventottesima e la trentaquattresima settimana della gestazione, periodo in cui un esito positivo è garantito per il 98% dei casi; se effettuato, invece, durante le ultime settimane di gravidanza la percentuale dei casi risolvibili è dell’80%”.
Paola Sozzi