Per operare al cuore, aghi invece di siringhe

“Per Operare al cuore, aghi invece che siringhe” – La Provincia Pavese 14 Settembre 1984

Intervento alla Cardiochirurgia del San Matteo: per la prima volta l’agopuntura ha sostituito l’anestesia tradizionale. Al lavoro un medico cinese di Formosa. Da un appareccho impercettibili scariche di corrente.

La Provincia Pavese

Nove e trenta del mattino nella sala operatoria (l’unica) della divisione di cardiochirurgia del Policlinico. La scena di sempre. Un ammalato (in questo caso una donna) steso sul lettino, l’équipe dei medici che gli si avvicendano intorno. Una scena che si ripete tutti i giorni più volte al giorno. La fase di preparazione è terminata, si può passare all’atto operatorio. “Mettiamo un po’ di musica”, propone qualcuno. Da un mangianastri che penzola sospeso in equilibrio impossibile arriva la voce calda di Fabrizio de André modulata su toni soffusi.
Ma non è la solita “routine”. Anzi, è una giornata eccezionale. Per la prima volta in Europa una delicatissima operazione a cuore aperto viene eseguita applicando l’agopuntura al posto dell’anestesia tradizionale. Cina a parte, è anche la prima volta al mondo. Le siringhe con gli analgesici sono scomparse. Invece una ventina di aghi spuntano come piccole bandierine dal torace, dalle braccia e dai padiglioni auricolari della donna che fra poco sarà sotto i ferri. Sono collegati ad uno speciale apparecchio che trasmette senza sosta piccolissime, impercettibili scariche di corrente. La macchina non sarebbe indispensabile, la sua funzione è complementare, di prolungare l’azione degli aghi, i veri protagonisti dell’operazione insieme, si intende, con gli uomini in camice e mascherina.
La paziente si chiama Rita Monfrin, ha 52 anni, è di Corsico. Un brutto affare, un aneurisma alla radice dell’aorta. L’arteria si è gonfiata, se il rigonfiamento scoppiasse la vita della donna sarebbe in pericolo. Già ora il cuore subisce un forte scompenso, l’intervento è inevitabile. “Ma la signora è un ottimo soggetto, tranquillo, forte – dice l’anestesista Andre Pagnin – questo può significare molto”.
Da dietro una mascherina si indovinano un volto non europeo e un sorriso simpatico. E’ il professor Pan Hsien-I, cinese di Formosa che ha il suo studio a Milano. E’ l’inventore della macchina che eroga corrente. Divisi solo da una trentina di chilometri nella vita quotidiana, lui e il direttore sanitario del San Matteo, Giovanni Azzaretti si sono incontrati lo scorso anno in Cina. L’idea di portare l’agopuntura a Pavia è nata allora e si è subito pensato alla divisione di cardiochirurgia, che è un po’ il fiore all’occhiello dell’ospedale pavese. Il professore Pan parla volentieri, terrorizza i giovani medici con i suoi racconti sull’Università di Pechino dove “numero chiuso” significa iscrivere non più di cinquanta ‘matricole’ di medicina ogni anno, dice che medici e operatori oggi sono i veri ambasciatori della pace, confessa di amare Pavia, dove è chiamato sempre più spesso, per la sua tranquillità.
Le dieci e trenta. E’ in azione una sega elettrica che si chiama sternotomo. Il nome dice anche il suo impiego. Lo sterno dell’ammalata viene aperto. Tutto sembra procedere bene. Il battito cardiaco è confortante. Di tanto in tanto entra in azione ‘Samantha’. Il giovanissimo assistente ama tanto la sua macchina che le ha dato un nome e intrecciando qualche filo le ha fatto anche delle treccine; in realtà ‘Samantha’ impedisce che il sangue vada perduto, lo recupera, lo centrifuga e lo immette di nuovo nel paziente. Un risparmio di sangue enorme, importantissimo soprattutto nelle grosse operazione.
Le undici. I camici verdi lasciano spazio al professor Mario Viganò, primario della cardiochirurgia, il volto coperto dalla mascherina e da occhialini da marziano che altro non sono che minuscoli cannocchiali. Si opera. Con il bisturi elettrico Viganò apre il pericardio, il sacco membranoso che racchiude il cuore. Il tratto malato dell’aorta, all’origine del cuore, viene sostitutito con un tubo di plastica (il materiale è l’immarcescibile ‘dakron’) dentro il quale è già inserita una valvola artificiale. Il tubo viene sututrato all’uscita del ventricolo sinistro. E’ la prima fase. Quindi si procede a reimpiantare sul tubo entrambe le coronarie, destra e sinistra, visto che, per colmo di sfortuna, affondavano direttamente nell’aneurisma.
Le due e trenta. Tutto finito e finito bene. Avviano l’operata verso la terapia intensiva. Ci rimarrà qualche giorno, adesso è a casa. Un’operazione che in sé sarebbe già stata notevole ma che l’impiego, rivoluzionario, dell’agopuntura proietta in un’altra dimensione. Quando si parla di agopuntura c’è sempre la possiblità di cadere in equivoco. Sono in circolazione in Italia molti ‘ciarlatani’ che dopo un mese trascorso in Svizzera toranano per aprire un laboratorio con fuori la targhetta di agopunturista. Ci sono anche, beninteso, anche agopunturisti seri e preparati. “L’agopuntura medica – spiega il professor Pan con la quieta sicurezza di chi sa di avere alle spalle secoli di filosofia applicata – è una specialità che in Cina richiede quattro o cinque anni di studi dopo la laurea in medicina. Viene impiegata in varie cliniche come mezzo terapeutico e nel campo della chirurgia come metodo selettivo di anestesia e terapia post operatoria”.
Eccoci allora nel cuore (è il caso di dirlo) del discorso. Quali sono i vantaggi dell’impiego dell’agopuntura in chirurgia e cardiochirurgia sotto il duplice aspetto dell’anestesia e della rianimazione. All’agopuntura è legata una conquista importante: la possibilità di ridurre drasticamente i farmaci analgesici che sopprimono la sensibilità al dolore ma che sovente, dopo l’operazione, portano il paziente in uno stato di prostrazione perchè alterano il meccanismo di recupero, la vitalità dell’organismo. La risposta immunitaria del paziente trattato con l’agopuntura è diversa, migliore: è assente per esempio la caratteristica febbre postoperatoria.
Gli studi e l’esperienza durante e dopo interventi su pazienti cardiopatici hanno dimostrato che l’agopuntura migliora le funzioni cardiache migliorando il circolo coronarico e aumentando la forza di contrazione e di gittata del cuore. Le variazioni che si rilevano sull’elettrocardiogramma confermano che l’effetto dell’agopuntura è di regolarizzazione o riequilibrio. Stesso effetto di regolazione per la pressione: non per niente la pratica dell’agopuntura sia per la cura dell’ipertensione che quella dell’ipotensione è già estesa in Francia e in Germania e trova adesso applicazione anche negli Usa.
Porte spalancate, allora, per l’agopuntura al San Matteo? Anche se quella a cui è stata sottoposta la sinìgnora Monfrin è stata certamente l’operazione più importante, almeno altre quindici l’hanno preceduta, le prime osservate con una certa diffidenza dall’esterno, le successive considerate con interesse sempre maggiore. Ci sono stati by-pass aorto-coronarici, sostituzioni di valvole, correzione di difetti congeniti. C’è stato persino un intervento su un paziente con un rene solo.
Gabriele Moroni