“Aghi efficaci per l’artrosi al ginocchio” Corriere della Salute 12 Dicembre 2004
Medicina Cinese Uno studio ‘controllato’, pubblicato da un’importante rivista scientifica, indica che l’agopuntura può essere effettivamente utile come terapia complementare per la diffusa malattia
Il trattamento con agopuntura può essere utile per l’artrosi del ginocchio. Potrebbe non sembrare una notizia, almeno per gli epigoni della medicina cinese. E infatti la notizia è un’altra. E cioè che a sostenerlo non sono solo pazienti innamorati di terapie più o meno esotiche o agopuntori entusiasti, ma uno studio clinico controllato pubblicato da una delle più accreditate riviste scientifiche del mondo, il British Medical Journal. Il ruolo dell’agopuntura nel trattamento dell’artrosi del ginocchio è stato finora molto controverso: troppo pochi gli studi attendibili eseguiti che avevano messo a confronto farmaci antinfiammatori e agopuntura per questa patologia.

Una recente revisione sistematica degli studi sul potenziale dell’agopuntura cinese nella terapia dell’artrosi del ginocchio aveva concluso che c’erano ben poche prove per escludere che l’effetto positivo talvolta riscontrato dai pazienti non fosse, in realtà, da attribuire a un effetto ‘placebo’ piuttosto che a una reale efficacia della cura. Ora, tuttavia, l’indagne pubblicata sull’ultimo numero del settimanale dell’associazione dei medici britannici rimette in discussione queste conclusioni.
Confronto La ricerca, condotta presso il Distretto Sanitario Dos Hermanas, di Siviglia (Spagna), ha messo a confronto due tipi di trattamento per il diffuso problema che coinvolge la cartilagine del ginocchio. Il primo era costituito da un noto farmaco antinfiammatorio, il diclofenac, e da un ciclo di agopuntura; il secondo si fondava sempre sullo stesso faramco, ma associato a agopuntura-placebo, praticata sugli stessi punti del corpo, ma con aghi retraibili e rivestiti da un sottile cilindro di plastica adesiva, capaci di rimanere ‘fissati’ alla pelle, ma senza perforarla davvero. Lo studio, che ha coinvolto 88 persone, è durato 12 settimane.
Il risultato: i pazienti del primo gruppo, curati con la ‘vera’ agopuntura, hanno ottenuto maggiori benefici rispetto a quelli del secondo. I miglioramento non sono stati registrati soltanto relativamente al dolore e alla mobilità articolare (misurate con specifiche scale di valutazione utilizzate comunemente in queste indagini), ma anche alla qualità della vita, al benessere psicologico e alle capacità di svolgere le normali attività quotidiane. Segno che ‘infilare aghi’ nei posti giusti non è come dare ‘acqua fresca’ (placebo).
“E’ un risultato che complessivamente non sorprende” commenta il professor Peter Pan Hsien-I, microchirurgo ed esperto di agopuntura cinese dell’ospedale San Matteo di Pavia. “Infatti, l’agopuntura non mira solo a ridurre il dolore, ma anche a ristabilire un equilibrio complessivo della zona in questione, agendo sulla cartilagine, sull’osso e, per esempio, sulla circolazione”.
Effetti indesiderati Lo studio, fanno peraltro notare i suoi stessi autori dalle pagine della rivista britannica, non permette ancora di mettere la parola ‘fine’ alla querelle sul ruolo dell’agopuntura nell’artrosi del ginocchio; offre, però, indicazioni interessanti, anche su un altro aspetto, quello degli effetti dei farmaci antinfiammatori, stigmatizzato da un altro studio, questa volta norvegese, pubblicato sullo stesso numero del British Medical Journal.
Ricercatori dell’Univerità di Bergen hanno infatti riesaminato criticamente 23 studi clinici sull’uso di questi farmaci, compresi alcuni tra i più recenti, nel trattamento dell’artrosi del ginocchio e hanno concluso che le ricerche in questione suggeriscono una reale efficacia a breve termine dei farmaci rispetto al placebo, ma non offrono sufficienti argomenti a sostegno di un loro uso prolungato nel tempo. “Da questo punto di vista” riprende il professor Pan “l’agopuntura rappresenta un’opportunità perchè, permettendo di ‘risparmiare’ sull’uso degli antinfiammatori, consente di ridurre il loro carico di effetti collaterali, specie quelli a livello gastrico. E questo è un vantaggio non da poco, soprattuttto se si considera che questo tipo di patologia colpisce soprattutto persone anziane e che tendono ad assumere queste medicine per lungo tempo, visto che devono fare i conti con una patologia cronica”.
Luigi Ripamonti
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